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STRAIGHT EDGE #3 - Rivoluzioni in scatola

1975: I club dell’America Underground sono in fermento. Un nuovo genere musicale infiamma con i suoi ritmi indemoniati le notti delle città più cosmopolite degli States. L’epicentro di questo fenomeno è New York, dove un locale chiamato CBGB vede alternarsi sul proprio palcoscenico band di ragazzini in t-shirt e pantaloni stracciati: Ramones, Television, Patti Smith Group, New York Dolls. La tecnica è poca, ma tanto è l’amore per il rock ‘n roll delle origini, alimentato dalla passione giovanile e da fiumi di alcol e coca. La critica li definisce “punk” ovvero perdenti, teppisti, froci, e li smonta aspramente. Ma il successo di pubblico è immenso, e il CBGB diventa in breve la Mecca della musica Underground d’America.

1977: Il manager dei New York Dolls Malcolm McLaren fa ritorno nel Regno unito, desideroso di esportare questa nuova subcultura punk. Egli ne ha fiutato le ampie possibilità di successo commerciale in una Gran Bretagna bigotta ed ingrigita dall’ormai logoro Beatles Sound. I prescelti sono un gruppo di avventori di un negozio di materiale porno, il SEX. Quattro ragazzi mediocri, dalle idee confuse, arrabbiati contro il nulla. In breve formano una band, i Sex Pistols. I Pistols si esibiscono in concerti “pirata” (in realtà pagati dalla major EMI) in diversi punti strategici di Londra; le loro canzoni vengono bandite dalla radio (cosa che alimenta la vendita dei dischi). Il tutto è un espediente ben pensato, "la grande truffa del rock 'n roll" si rivela un successo clamoroso, e tanti gruppi sorgono sulla falsariga dei Pistols: Damned, Vibrators, Buzzcocks ed i Clash, è la punk invasion. Iniziano gli scontri tra questa gioventù sovraeccitata e la polizia. La Rivoluzione è nell’aria.

2011: CM Punk si prodiga in un promo worked shoot che denuncia la sua pessima gestione in WWE. L’atleta vince il titolo del mondo a poche ore dalla scadenza del suo contratto. La federazione sfrutta abilmente i nuovi mezzi di Internet per pushare al massimo il ragazzo di Chicago, ed è subito Punkamania. Nel giro di una settimana CM Punk diventa il wrestler occidentale più amato del mondo.


Sulle capacità del wrestler CM Punk c’è ben poco da aggiungere a quanto non sia già stato detto. Il ragazzo ha un carisma ed una capacità di improvvisazione incredibili, ma è l’estrema spigliatezza con la parola a renderlo il Top Player della sua generazione. Già Gabe Sapolsky aveva fiutato le immense possibilità di un CM Punk con un microfono alla mano. Durante il suo unico regno di campione ROH, lo Straight Edge aveva più spazio per i promo di chiunque altro, inoltre veniva spesso richiamato in sede di commento, ove eclissava le voci ufficiali della federazione con il suo stile a cavallo tra il tecnicismo da wrestler e l’istrionismo di un oratore rodato.

In pochi se lo filavano al suo approdo in WWE, eccetto coloro che lo avevano già apprezzato in AWA Mid South e in Ring of Honor. Eppure Punk piacque in breve alla gente, vuoi per il suo sorriso caldo, vuoi per la condotta da bravo ragazzo in contrasto con l’aspetto minaccioso da punkster. A Survivor Series 2006 eclissò persino la DX, ottenendo molti più pops del celebre duo in verde.

Al CM Punk di Stamford sono mancati i successi, ma non il sostegno dei tifosi. Anche nei momenti più bui del suo stint, alla guida della Society prima e del New Nexus poi, una folta schiera di tifosi continuava a sostenere il Chicago Kid… ma cominciava ad insinuarsi anche qualche detrattore, specialmente sul nostro italico suolo. La realtà italiana è profondamente diversa da quella americana. In America tifano chi gli si dice di tifare, in Italia siamo più coerenti: tifiamo chi vince. In effetti è una rodata abitudine italiana quella di salire sul carrozzone dell' "eroe" di turno (Napoleone? Hitler? La stessa America?), abitudine che purtroppo non ci abbandona neppure in quelle piccolezze che sono le nostre passioni. La ribalta di CM Punk ha del prodigioso, ma se ne è già discusso abbondantemente (lo ha fatto anche il sottoscritto nell'ultimo WWE Insider, numero 60) Oggi però voglio parlarvi delle ABERRAZIONI che questa ribalta ha prodotto presso i fan italiani.

Sono dell'idea che per “tifare” un wrestler (termine già abbastanza idiota, se accostato ad una disciplina dall’esito predeterminato come il wrestling) basta che questi piaccia e non bisogna che se ne conosca vita morte e miracoli, eppure mi fa storcere il naso vedere come stiano proliferando i presunti fan di CM Punk “della prima ora” che, con avatar ritraenti il Nostro in bella vista, escono dai cunicoli come dei goblin affamati. Ovviamente non si tratta di veri fan dello Straight Edge quanto di ragazzini che, per pura moda, si erigono a sostenitori Punk così come anni fa si eressero a detrattori di Cena. Leggendo per forum, oramai intasati di topic dedicati al ragazzo di Chicago, si scovano assurdità eclatanti: non ci si fa problemi a definire CM Punk il più grande wrestler di sempre, il più innovativo, addirittura c’è chi lo definisce IMMANE sul ring. La cosa veramente risibile è che tali affermazioni sono fatte con la sincerità dell’ignoranza. Infatti per tifare un wrestler non occorre conoscerne vita morte e miracoli, ma per permettersi di sparare proclami magniloquenti sarebbe quantomeno DECENTE avere un bagaglio di conoscenze.
Ecco a voi un campionamento di cazzate pro-Punk:

"Hei abbiamo davanti a noi la nuova faccia della WWE, John Cena?Hulk Hogan? Non sono nessuno CM Punk e il Wrestling"

Aldilà della forma grammaticale gravemente deficitaria, ce ne vuole per dire che Hogan e Cena (rispettivamente i volti del wrestling occidentale per gli anni ’80 e gli anni ’00) non sono nulla e che il solo CM Punk è il Wrestling. O forse era intento dell’autore del post dire che CM Punk & (congiunzione quindi) il wrestling non sono nessuno, e questo è pure peggio perché depreca sia il Nostro che la disciplina.


"Ho visto i primi due match di Punk in WWE, quelli contro Credible, cazzo, CM è migliorato tantissimo dal 2006"

CM Punk ha debuttato nel 2000. Nel 2006 era già un ex campione assoluto che aveva combattuto un 5 stelle di Meltzer. Col passaggio alla WWE lo Straight Edge Savior ha visto il suo moveset snaturato e trademarkerizzato a modello di quello di KENTA (Punk che usava il KENTA rush 832821.gif ). In ogni caso lottava col freno a mano, per incontri di massimo 15 minuti. Adesso ha avuto lo spazio di esprimersi per la prima volta dopo 6 anni di WWE e tu, caro presunto fan di Punk, mi vieni a dire che E’ MIGLIORATO DAL 2006? Come se fosse l’ultimo dei rookies, non qualcuno che aveva 12 anni di carriera alle spalle?


A: “Ma solo io mi sono accorto che CM Punk a rubato la catchphrase a Jericho?”
Q: “Lui può farlo...Jericho è storia, chi ha più bisogno di lui ora? Manco mi accorgo che manca.”


La Catchphrase (che poi Catchphrase non è) sarebbe l’appellativo di Best in the World. Che è di Danielson (oddio, ora è di Richards), tra l'altro. Sul Jericho "storia" non mi pronuncio neppure.

“CM Punk è immane sul ring personalmente lo ritengo meglio di Shwan Michales.”

Non so chi sia Shwan Michales (forse qualche ignoto talento delle indies), ma personalmente ritengo che Shawn Michaels sia ancora globalmente un worker migliore del seppure eccezionale Punk. Quest'ultimo infatti non eccelle certo per doti fisiche e tecniche: i suoi talenti sono la psicologia e lo storytelling, il motivare appieno ogni singola azione compiuta tra le corde. Inutile dire che per esprimere al meglio queste capacità serve che lo Straight Edge abbia molto tempo a disposizione, cosa che male si adatta col format della WWE.


E queste sono solo le prime stronzate che ho raccattato in giro per tre forum. Ce ne sarebbero anche di peggio, ma personalmente non me la sono sentita di andarne alla ricerca. Dalle mie affermazioni sembrerebbe che il sottoscritto sia un detrattore del buon Phil Brooks... Tutt'altro! Ricordo con grande fierezza quando, in pieno periodo punk-adolescenziale, acquistai il DVD scontato di questo lottatore che sembrava incarnare le mie ideologie. Le mie parole, che pure possono sembrare cariche di astio o freddezza, sono in realtà le parole di un fan spaventato: il timore di chi vi scrive è che tutta questa esposizione degeneri in qualcosa di negativo per Punk stesso. Se andrà bene si riuscirà ad imporre il Chicago Kid come uomo immagine della WWE a la Cena: amato, odiato, ma sempre e comunque presente nelle storyline che contano. La mia paura è però che l'eccessivo apprezzamento da parte dei "poser" (cos'è poi, un poser?) spinga i cosiddetti "esperti" (altra definizione indegna) a guardare verso Punk con occhio troppo severo e critico, da detrattori. Mantenere una mediocritas in questi contesti è sempre difficile.

Quanto ho espresso in questo editoriale è frutto di una mia visione che, sarà pessimistica, ma mi impedisce di farmi coinvolgere in questo entusiasmo generalizzato. Vorrei ricordare ai “fan” del Second City Saint che questa storyline del "Punk rivoltoso" è appunto solo una storyline, ovvero un qualcosa di scritto ed approvato da Vince McMahon. Credete veramente che Vinnie Mac approverebbe qualcosa che va contro la propria visione del wrestling? Questa rivoluzione è un fuoco di paglia, bella ma fasulla, mediata da un burattinaio conservatore. Una rivoluzione in scatola, impaccata in carta rosa e col fiocco. CM Punk è i Sex Pistols del wrestling, Vince il McLaren: la truffa ed il truffatore. Mentre noi siamo il medesimo pubblico ingenuo pronto ad esaltarsi per l'ennesima "rottura degli schemi", che invece è più inquadrata in questi schemi di quanto possiamo immaginare.

1979: Muore Sid Vicious, bassista dei Sex Pistols: è l’inizio del declino del punk. Le band si sciolgono, l’irruenza di due anni prima scompare. Johnny Rotten, oramai ex cantante delle Pistole, forma i P.I.L., il primo gruppo post. Si guarda oltre: la rivoluzione era difficile, si aveva una chance e si ha fallito. Ora si canta del dramma dell’immutabilità delle cose, dei sogni infranti, della psicosi urbana. Gli adolescenti rabbiosi ed entusiasti mutano in una generazione di uomini frustrati. Il punk è morto, e Closer dei Joy Division ne è l’Elegia ultima. E’ questo il destino delle rivoluzioni in scatola.

 

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