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Gen09

STRAIGHT EDGE #2 - A new war occurs

Era del tempo che non mi mettevo alla tastiera per cercare di redigere un editoriale o, comunque, provare a fare chiarezza, scrivendo, su ciò che sta accadendo. Ma d'altronde, prendendo come citazione il famoso scrittore giapponese Murakami, sono uno che per capire le cose ha bisogno di scriverle. Non so sinceramente perché scegliere una rubrica che ha avuto un predecessore con altrettanto numero pubblicato, ma non aveva nemmeno senso trovare un nuovo titolo ad un mio personale spazio (forse anche perché manco di fantasia). Ciò che conta è il contenuto di una rubrica, il modo in cui va scritto e trattato l'argomento, anche se tutto ciò può essere poco condivisibile da chi lo legge.

"Quando il nostro modo di pensare e di sentire, e soprattutto il nostro sistema nervoso rifiutano certe innovazioni, vuol dire che il futuro è arrivato e che ciò che si deve fare è mettersi al passo con esso." (Anthony Burgess)

Passato, presente e futuro sono strettamente legati tra di loro poiché, nonostante sotto l'aspetto temporale non abbiano un momento in comune, ognuno dipende dall'altro, con cause e conseguenze. E così è anche nel wrestling: dalla gestione attuale di un personaggio, ad esempio, si può costruire il suo futuro, mentre se non avessimo il passato, e questo non venisse riconosciuto, non avremmo le leggende.

Le leggende, però, fanno anche parte del nostro presente nel wrestling business e, perchè no, del futuro. Discorso che calza a mio avviso in modo perfetto con quello che sta attualmente succedendo, in entrambi le federazioni cosiddette major. Da una parte abbiamo avuto infatti il ritorno di Bret "The Hitman" Hart, dall'altra, su tutti, Hulk Hogan, motivato a portare la compagnia emergente sullo stesso livello di quella che ha un successo globale. E lui lo status di leggenda se l’è costruito in quest’ultima.

Sono proprio le vecchie glorie che reclamano la maggior attenzione, grazie allo status che hanno acquisito nel corso degli anni e al fattore nostalgia. Il secondo dei nomi sopraccitati, ovvero quello dell’Hulkster, ha dichiarato, tra le tante cose, di voler creare delle vere e proprie Superstars in TNA. Un ragionamento più che logico ritrovandoci a pensare infatti che in 7 anni d’esistenza la federazione non ha comunque avuto le capacità o il modo di costruire un wrestler con caratura internazionale.

E’ vero, i vari AJ Styles, Samoa Joe e Daniels sono un prodotto quasi esclusivamente TNA ma al momento credo sia più obiettivo pensare che i tre sono considerati dei fenomeni solo da chi li ha visti all’opera, e non sono poi così tanti. Molti altri, infatti, ne hanno solo sentito parlare e ciò li rende dunque ad un piano differente rispetto a qualsiasi Main Eventer attuale della WWE. E questo non è un ben pensare, considerati i nomi che oltretutto attualmente figurano nei piani alti della federazione di Stamford.

Per creare delle vere e proprie Superstars però ci vuole prima di qualsiasi cosa che il prodotto venga visto da più gente possibile. Rimanendo nel panorama delle televisioni statunitensi è chiaro che Hulk Hogan sia per la TNA un grande colpo sotto l’aspetto commerciale e gli ascolti sono già aumentati nel corso dell’ultima puntata che ha settato un nuovo record, oltretutto con la concomitanza con Monday Night Raw per 2/3 dello show. Pare dunque essere il momento decisivo della federazione.

In particolar modo ad Impact abbiamo assistito a tanti ritorni di vecchie glorie che hanno, onor del vero, contribuito a rendere lo show magico, con alti momenti di intrattenimento: una puntata come non si vedevano da tempi immemori. Nel Main Event c’è stato l’ottimo scontro tra AJ Styles e Kurt Angle, vinto dal primo, ma è il caso di rendere onore anche allo sconfitto. Styles ha dunque dimostrato di poter reggere la cintura di campione del mondo con merito, mentre Angle è Angle, non ha bisogno di particolari commenti: è una leggenda vivente del quadrato, capace ogni volta che sale sul ring di regalare emozioni.

Come detto, però, si sono viste tante vecchie facce, che contribuiranno a quanto pare ad una battaglia per la gestione della federazione: da una parte Hulk Hogan in primis, dall’altra Jeff Jarrett. TNA che è stata brava nella gestione della prima puntata, e in particolar modo di Hogan: si è detto infatti volenteroso di cambiare, di puntare su nuovi prospetti, così come nelle interviste d‘altronde. Tuttavia lo show si è poi chiuso con un vigliacco attacco a Mick Foley da parte degli ex membri dell’ex NWO. L’Hulkster che ruolo occuperà dunque in tutto ciò?

Face o heel, leggo che ci si chiede in giro. Secondo me non ha importanza: Jarrett, essendo stato il fondatore della compagnia non vedo come possa essere trasformato nell’uomo da fischiare della situazione, tutt’al più se a lui si affiancherà Sting, mentre Hulk Hogan se come promesso non avrà nulla a che fare con gli ex compagni della WCW nel prossimo futuro, anch’egli non avrebbe particolari motivi per ricoprire i panni dell‘heel; ovviamente sempre andando a considerare che adotti la politica incentrata sulla creazione di Superstars nei giovani talenti. Il wrestling è evoluto, il pilotaggio di heel o face non ha secondo me grande valore in questa situazione, e spero che adottino una storyline ove ognuno possa prendere la sua posizione liberamente. Fa parte delle innovazioni.

Impact è stato dunque un grande show, che ha lasciato tante porte aperte. Porte, quelle della federazione, che sono state anche fin troppo spalancate: da Orlando Jordan a Val Venis e Nasty Boys hanno fatto capolino e non ne sentivamo il bisogno. Sorprendenti invece gli arrivi di Jeff Hardy e Ric Flair su cui comunque non abbiamo avuto dettagli in merito a quale ruolo andranno a ricoprire. Tanta carne al fuoco, e sembra di grande qualità.

L’altro nome che avevo inizialmente citato era quello dell’Hitman: il suo era uno dei ritorni più attesi, probabilmente quello maggiormente richiesto nel wrestling business. La storia la conosciamo tutti, 12 anni di assenza sono tanti. Oltre un decennio in cui Bret ha perso quel dente avvelenato per ritornare infatti in scena richiedendo la pace. Sembrava impensabile potesse accadere, considerato che chiunque, in un momento tale, si sarebbe aspettato l’inizio di una guerra, la rivincita ai danni subiti.

Invece si è delineata una puntata serena, stretta di mano con Michaels prima e poi anche con Vince McMahon. Lo spiraglio tuttavia è stato quest’ultimo ad aprirlo colpendo nelle parti basse Hart in conclusione di episodio. Hitman cornuto e mazziato, obiettivamente parlando, ed anche markamente. Mi sorprende pensare che Hart sia tornato con fare caritatevole pronto a perdonare il prossimo. Mi ha sorpreso la gestione attuata con lui: un ritorno amaro dopo 12 anni e in un certo senso deludente. Speriamo che verrò sorpreso anche in positivo e che venga portata avanti gradualmente una costruzione in merito a questo ritorno che, ad una puntata alle spalle, è risultato, appunto, un flop. Lo è stato anche per i ratings, stabili con la puntata precedente nonostante l’annunciato arrivo.

Per la WWE è tempo di mettersi in passo col futuro, e le carte in regola le avrebbe, perché sulla sua strada potrebbe presto essere aggiunta la carreggiata TNA. E quest’ultima cercherà sicuramente di invadere la carreggiata WWE. Lo scontro, anzi, la guerra, ha avuto ufficialmente il via.

Mi sento di dover scrivere un Post Scriptum, in modo da porre delle basi in merito a dubbi che possono nascere nella lettura. L'ispirazione per un qualsiasi numero mi viene ricordando l'High Flyin, che reputo il miglior editoriale in lingua italiana mai stato su sito di wrestling. Il vago pensiero dunque che la citazione ad inizio testo sia una copiatura andrebbe reputata in modo errato: non è un modo per imitare qualcuno (inimitabile tra l'altro) ma un modo per stimare e sottolineare quanto mi piaceva lo stile proposto da Rob che dunque ringrazio indirettamente, sperando in una sua lettura di queste righe. E, a proposito di ringraziamenti, li rivolgo anche al resto dello staff per la fiducia rivoltami in questo nuovo progetto. Per ogni precisazione o commento l'indirizzo a cui scrivermi è am17@live.it. Al prossimo numero, sperando che questo sia il primo di una lunga serie: e lo dico con convinzione, come una promessa da mantenere.

Sometimes is hell getting to heaven.
 
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