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WWE INSIDER #35

Ci sono notizie che ascolti con la noncuranza figlia di un certo (forse ingiusto) disinteresse ed altre che, pure coinvolgendoti personalmente, affronti con un mezzo sorriso ebete sul volto, ad esprimere un ipotetico “okay, il rischio c’è, ma calcolato”…ed infine ci sono notizie che congelano quella orribile smorfia sul viso ed allora ti senti fuori luogo, nonchè un bastardo ad aver trattato l’argomento con leggerezza, senza dargli il giusto peso. Chiamatelo senso di colpa, se volete.

Ed è esattamente quello che il Sottoscritto, chiamato a raccogliere le voci dell’intero sito, prova oramai da due giorni. Il perché dovreste saperlo tutti, è la scomparsa di Umaga, al secolo Eddie Fatu.
Per i meno informati, ricordo che Umaga ci ha lasciati la notte del Venerdì 4 in Texas, in seguito ad un arresto cardiaco che l’ha stroncato a soli 36 anni di età.

Nato nella storica famiglia Anoa’i che tanti talenti ha dato al wrestling ( tra i tanti Tonga Kid, the Rock, Yokozuna e Rikishi, quest’ultimo fratello di Umaga), Eddie Fatu aveva debuttato in WWE con il nome di Jamal, non riuscendo a riscuotere successo presso il pubblico. Lasciata la federazione, aveva lottato per diverso tempo in varie federazioni di caratura inferiore, TNA compresa. Nel 2005 ci fu il suo rientro in quel di Stamford dove in poco tempo, sotto la guida del manager Armando Alejandro Estrada, il Samoan bulldozer ( questo era il suo nuovo soprannome) riuscì ad ottenere risultati di rilievo in match che lo videro contrapposto alla DX ed alleato di Vince e Shane McMahon. Rimasto imbattuto per diversi mesi, subì la prima sconfitta pulita durante un incontro valido per il WWE title detenuto da John Cena. Da allora Eddie imboccò una parabola discendente che lo portò ad essere prima un ‘jobber to the star’ a Raw, poi un onesto midcarder nel roster di Smackdown. Licenziato dopo una sfida persa con CM Punk per non aver superato un controllo anti-doping, Umaga era ritornato a combattere nelle federazioni indipendenti, fino al giorno del suo decesso.

Di solito in questi momenti ci si ricorda di ‘quanto fosse abile il lottatore’, si addita la federazione ‘per non avergli concesso la possibilità di esprimersi’ o di ‘farsi un giro titolato’. Io non mi perderò nelle lodi o nei “piantini” del caso, se c’è una cosa che detesto sono le ruffianate dell’ultima ora. Mi limiterò infatti ad esprimere il mio cordoglio per la morte di quello che era un discreto atleta ed un ottimo personaggio che forse davvero ha raccolto meno di quanto avrebbe potuto.
Faafetai patetai Umaga.

Ramones' way e l'intera redazione di WR.it

 

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